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Trenta prima dei trenta

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Trenta giorni ai miei trenta anni.

Ok, va bene, in realtà sono 28 ad essere proprio precisi, ma che differenza fa? Mancano 4 settimane, e mi fermo a pensare. Un po’ come quando sta per chiudersi un anno ed arriva l’anno nuovo, si fanno bilanci, si stilano liste di propositi. Ecco: bilanci forse è meglio non farne, propositi meno che mai, eppure rifletto.

Spesso ho letto articoli dal titolo “30 cose da fare prima di arrivare a 30 anni”, e a ricordarle credo di averne fatte forse meno della metà. Non ho mai fatto un tatuaggio, non mi sono lanciata con il paracadute nè da un ponte con l’elastico. Non ho fatto viaggi intorno al mondo nè sono mai andata troppo lontana dai confini di casa e dell’Europa (ma questo mi auguro di farlo presto). Non ho fatto grandi pazzie, (in compenso però ho fatto grandissime cazzate). Non ho mai vissuto da sola e le mie esperienze lavorative si contano sulle dita di una mano. Roma è sempre stata la città della mia vita, il resto del mondo il luogo dei miei sogni, non della mia realtà, nemmeno nel tentativo di cambiare qualcosa. Avendo una sorella gemella non mi sono mai finta lei, o almeno mai sul serio. Non ho mai fatto il bagno nel mare di notte, nè ho mai dormito in una tenda da campeggio. Non mi sono sposata ne ho avuto figli, e chissà se tutto questo potrà mai accadere un giorno. Non ho scritto libri, girato video o inciso canzoni, però scrivo da una vita, ho studiato canto e fatto un corso di recitazione.

Certo ho viaggiato da sola e deciso di spendere soldi per tornare e ritornare in posti conosciuti. Ho fatto dell’arte una passione alla quale mi aggrappo ogni volta che le cose non vanno e mi serve qualcosa che mi permetta di galleggiare anzichè affondare giù. Ho imparato a parlare e scrivere tre lingue, ho letto libri leggeri e mattoni filosofici per il gusto di conoscere, sapere, imparare e provare a capire. Ho pianto di gioia e anche di tristezza, ho perso la voce (e la dignità) allo stadio per la mia Lazio, e non ho mai perso la voce ad un concerto nonostante la musica sia per me tutto. Ho ballato sotto la pioggia, con sconosciuti, anche da sola, in mezzo alla gente. Ho cantato su un bus a Londra “Summertime” con un’americana alle 5 del mattino, visto una quantità infinita di tramonti e poche ma stupende e significative albe. Ho tinto i capelli, li ho rasati, ritinti, ritagliati. Ho anche perso 25 kg nel giro di due anni mettendomi d’impegno con me stessa e per me stessa. Ho sentito, provato, trovato, perso, ritrovato l’amore: quello che supera ogni cosa, quello che smuove tutto, quello non corrisposto che aiuta a crescere, quello che completa e fa sentire grati ogni santo giorno per ciò che si ha, quello che ti leva tutto ma anche quello che quel tutto te lo dona. Ho scritto: blog, articoli, diari, lettere, mail, quaderni, libri (solo per me).
Ma in tutto questo, ancora non ho scritto la mia vita.

Trenta giorni (o poco meno) ai trenta.

Non so quanto queste settimane faranno la differenza, non so nemmeno quanto questo numero a due cifre che inizia con un “3” cambi realmente le cose, però c’è sempre qualcosa in cui sperare: spero di ritrovare quella capacità che mi permetta di sognare, sempre, ad occhi aperti ed occhi chiusi. Spero di riuscire ad essere un giorno forte e valorosa anche solo la metà di quello che sono le mie figure importanti. Spero di tornare ad amare ed imparare a farlo in mille modi, ogni giorno e per tutta la vita. Di affermarmi in qualcosa che sia mio e mio soltanto. Di non perdere mai il coraggio di saper chiedere aiuto quando ne avrò bisogno, tanto quanto spero di poter fare sempre affidamento su me stessa. Spero l’amore, la famiglia, gli amici. Spero il futuro che ora non riesco a vedere, ma che di certo è dietro a qualche nuvola di passaggio. Spero di potermi cimentare in nuove sfide, anche con paura, ma sempre con forza.

Non farò tatuaggi nè mi butterò da un aereo in volo. Da qui a trenta giorni non andrò dall’altra parte del mondo. Proverò magari ad affrontare ogni giorno una piccola sfida  come i 10 minuti di Chiara Gamberale.

Ma ai miei 29 anni ringrazio per ciò che mi hanno dato fino ad ora, nel bene e nel male. E ai miei 30 affido ciò che ancora non è, e di certo un giorno sarà.

Stay tuned.

L'articolo Trenta prima dei trenta sembra essere il primo su Lulu Cuomo.


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